Pane e Pomodoro

/ febbraio 5, 2013/ Rosa Nicoletta Tomasone

paneepomodoro

Racconti di abitudini scomparse, quando la vita scorreva serena e laboriosa. La scrittrice è molto abile nell’aprire lo scrigno dei ricordi, alla ricerca di frammenti di vissuto. La ritroviamo tra cesti di mandorle e di fichi secchi, intenta ad assaporare intensamente ogni attimo della sua serena fanciullezza; a mostrarsi incantata per il mistero della panificazione, inebriata per l’odore dolciastro del mosto e assorta nel seguire un grappolo di palloncini impertinenti solcare il cielo primaverile.

Quanta magia nella descrizione dei paesaggi, ricchi «di papaveri, bionde spighe, fiori di camomilla, margherite, fiori di malva, grossi cardi…». Quanta felicità per piccole cose!

La scrittrice gioisce in ogni occasione: per le vacanze vicine, per le corse a perdifiato, per le rondini che svolazzano liete in quello spicchio di cielo che vedeva dalla finestra della scuola. Ama ricordare momenti sacrali e forme fanciullesche di religiosità. Riassaporiamo il ricordo del vecchio-caro trenino del Gargano, dal cui finestrino scorrevano paesaggi freschi e puliti e che col suo sferragliare e fischiare interrompeva il virgiliano agreste silenzio degli uomini e cose, a volte le era negata, ma nella sua mente albergavano soluzioni alternative ed ingegnose, sempre all’insegna dell’ottimismo.

Leggendo queste pagine resteremo catturati dal racconto di un mondo laborioso e variegato, dove c’era poco spazio per la tristezza e la malinconia, perché dovevano cedere il posto all’estro e all’ingegno, per costruire una vita vivibile. Così tra distese d’alberi d’olivo e filari di vigneti, la nostra scrittrice ci fa catapultare in un mondo festoso, per godere delle piccole gioie della quotidianità. Ben dice il poeta latino Marziale quando osserva che poter gioire della vita passata è come vivere due volte.

Libro prezioso, scritto con forma vivace e brillante, gustose le metafore, lineari e semplici i messaggi, per recuperare rumori, voci e volti di un passato che vive nel ricordo della scrittrice, ma che diventa memoria quando affiorano momenti corali che coinvolgono la collettività.

 

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